FINANZE - NEWS http://www.finanze.net NEWS it info@finanze.net info@finanze.net FINANZE RSS Feed Generator NYSE: un mercato ibrido prepara il futuro di Wall Street Poco più di tre mesi fa, precisamente il 6 dicembre del 2005, la principale borsa valori del mondo compiva un passo fondamentale per il suo futuro. Con una larghissima maggioranza di voti favorevoli, il NYSE (New York Stock Exchange) è stato trasformato in una società per azioni da quotarsi sul listino titoli. Oltre ad essere la prima borsa valori quotata del mondo, con una valutazione prossima ai 10,5 miliardi di dollari, il NYSE si è altresì lanciato nel futuro con questa operazione, uscendo finalmente allo scoperto verso il mercato delle contrattazioni elettroniche. Nel corso della presente analisi esamineremo i punti principali della strategia che ha portato a tale decisione dopo anni di titubanze, rendendo forse per non molto tempo ancora il famosissimo mercato azionario di Wall Street una sorta di ambiente ibrido. “Hybrid Market” è infatti l’appellativo scelto per definire la convivenza tra vecchio e nuovo sistema di contrattazioni, che si riferisce alla possibilità di poter negoziare i prezzi delle azioni avvalendosi di entrambi i circuiti. Lo scorso dicembre, i 1366 membri proprietari del NYSE hanno approvato una fusione con la società Archipelago, che a sua volta gestisce uno dei principali circuiti telematici di contrattazione -ArcaEx-e controlla il Pacific Stock Exchange, il più grande mercato delle option sui titoli azionari. Con tale operazione, quindi, il NYSE ha potuto espandere da subito la sua operatività in settori precedentemente trascurati. La nuova società ha preso ufficialmente il nome di NYSE Group lo scorso 7 marzo, entrando automaticamente sul listino di Wall Street il giorno successivo, con il simbolo NYX. Il debutto è stato a dir poco folgorante: nella prima giornata di contrattazioni i nuovi titoli hanno chiuso con un sensibile rialzo del 25%, a quota 80 dollari. Grande artefice e regista di questa radicale trasformazione del NYSE in una società quotata è il suo stesso presidente, John Thain. Dopo ben 213 anni di storia, è riuscito a porre fine a una specie di club ristretto ed esclusivo dell’alta finanza, anche se con una certa fatica; molti membri, infatti, avrebbero votato per mantenere lo status quo, se non fossero stati letteralmente sedotti dalle prospettive economiche e strategiche contemplate nel nuovo progetto di fusione, sia a livello nazionale che internazionale. Scopriamo quali. Alla fine dello scorso anno, la capitalizzazione di mercato (numero di azioni quotate moltiplicato per il loro valore) del NYSE era di 21700 miliardi di dollari. Un valore elevatissimo soprattutto rispetto a quella del suo rivale elettronico Nasdaq (3600 miliardi), considerato molto più dinamico e moderno proprio perché interamente automatizzato,mentre il NYSE finora ha conservato intatto il cosiddetto “trading floor”, la piattaforma in cui gli operatori sono presenti fisicamente e gestiscono le contrattazioni. A differenza di molti altri mercati azionari del mondo, quindi, il NYSE ha lasciato intatta questa struttura tradizionale, senza lasciarsi influenzare nemmeno da scelte strategiche come quella che il London Stock Exchange (LSE) fece vent’anni fa. Era infatti il 1986 quando il LSE si lanciò in un’operazione rivoluzionaria, per questo denominata “Big Bang”, introducendo le contrattazioni telematiche e spiazzando il “trading floor”, che chiuse nel giro di poche settimane. Da un certo punto di vista, quindi, la piazza finanziaria statunitense è rimasta piuttosto indietro rispetto alle trasformazioni derivate dall’introduzione della tecnologia nella maggioranza dei mercati europei. Ciononostante, è pur vero che se la sua forza fosse stata effettivamente eclissata dallo sviluppo delle altre borse, non vi sarebbe oggi un continuo e costante flusso di trasferimenti di quotazioni di società dal Nasdaq al NYSE. Occorre altresì considerare che Tokio, Londra e Francoforte messe insieme, arrivano a una capitalizzazione totale pari solo al 38% di quella del NYSE. L’iscrizione al listino del NYSE resta, tutt’oggi, la più ambita. La ragione della fusione con Arcipelago, dunque, non era stata dettata dal desiderio di migliorare la propria posizione in un settore ove la concorrenza è fortemente distanziata. La vera motivazione della strategia elaborata da Thain risiede nella volontà di far entrare il NYSE in diretta competizione con gli altri mercati, anche in settori un tempo considerati marginali, quali quello delle piccole società emergenti (Start Up), delle obbligazioni societarie e degli strumenti derivati. Questa, almeno, la scelta strategica sul piano interno, ma quali sono gli obiettivi a livello internazionale? Per ammissione dello stesso Thain, lo scopo finale è quello di creare un mercato finanziario globale integrato, aperto 24 ore al giorno. Non solo, ma nei progetti del NYSE figura anche l’acquisizione di una borsa europea ed una asiatica. Ed è questo forse il fattore scatenante che ha rimosso le perplessità di molti membri del NYSE, inizialmente contrari alla fusione con un mercato telematico. L’intento è quello di piazzarsi in maniera competitiva sul versante mondiale degli scambi azionari e, per arrivare a tanto, era impensabile restare relegati ad un sistema di negoziazioni troppo tradizionale. Naturalmente la questione sta creando molto fermento sulla piazza mondiale, in particolar modo perché gli investitori non sanno ancora con precisione su quale lido europeo o asiatico il NYSE deciderà di puntare il proprio mirino. Ma la questione non è tutta qui. La domanda che ricorre più frequentemente da quando è stata approvata la nuova legge è: per quanti anni riusciranno a convivere i due sistemi di contrattazioni? Ossia, questo Hybrid Market avrà vita breve come successe vent’anni fa a Londra oppure è destinato a sopravvivere a lungo? Nonostante gli interrogativi degli investitori, questa non è sicuramente la preoccupazione principale di John Thain. Fulcro della manovra da lui architettata è l’incremento del volume d’affari e, in ultima analisi, dei profitti. Il NYSE è ora una società a tutti gli effetti e, come tale, deve essere in grado di produrre utili d’esercizio. Altro obiettivo è quello di portare il totale dei titoli scambiati in un giorno dagli attuali 1,7 miliardi a 6-7 miliardi e senza l’ausilio della telematica ciò sarebbe impensabile. Una scelta logica ed economicamente interessante, soprattutto perché il NYSE può avvalersi di una reputazione e di una fiducia che, finora, le altre borse non sono riuscite a sottrargli. a cura Cornèr Banca SA http://www.finanze.net/news-NYSE_un_mercato_ibrido_prepara_il_futuro_di_Wall_Street-761.html Mon, 13 Mar 2006 00:00:00 GMT