25-12-2007

Riforma pensioni, un passo indietro, nel nome della demagogia

Dal 2008 si potrà andare in pensione a 58 anni con 35 di anzianità. Il limite si innalzerà sino ai 61 anni nel 2013 a patto che gli anni di anzianità siano almeno 36. Il tutto spostato in avanti per un anno per i lavoratori autonomi ( che non costituendo un blocco di voti compattabile sono come sempre penalizzati dalla politica: anche la Finanziaria prevede sgravi fiscali solo per i lavoratori dipendenti). Chiunque mastichi un po' di matematica si rende conto che questi passi indietro rispetto al riforma Maroni, che pure era insufficiente, forniscono ingiusti privilegi ai lavoratori anziani rispetto ai giovani che pagheranno il conto di questi zuccherini in termini di sempre minori opportunità di lavoro tutelato. I sindacati non rappresentano i lavoratori nel loro complesso e con questo atteggiamento irresponsabile continuano a levare fiducia nel sistema alle nuove generazioni; che oltretutto sono disincentivate a seguire la via della libera impresa, dato che solo come lavoratori dipendenti ricevono le cure amorevoli (e controproducenti) delle istituzioni.

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