19-08-2005

Banche pubbliche tedesche senza più garanzie

Una nuova configurazione del sistema bancario tedesco ha preso avvio il 19 luglio 2005, con la fine delle garanzie statali agli istituti di diritto pubblico. Si tratta di uno dei cambiamenti strutturali più importanti per la Germania, innescato nel 2001 da
una decisione dell’allora commissario UE per l’Antitrust, Mario Monti. L’obiettivo era di creare un assetto maggiormente equilibrato nell’industria creditizia nazionale.

Proprio in virtù delle citate garanzie, le Landesbanken e le casse di risparmio hanno goduto per decenni di Rating elevati e condizioni di rifinanziamento favorevoli, poi trasferite alla clientela: tutte assieme, detengono una quota di mercato del
43% nei crediti alle aziende e del 46% nei conti correnti. Ormai un “unicum” in Europa, che ha impedito a grossi nomi quali Deutsche Bank, Dresdner, Commerzbank e Hvb di guadagnare quote significative nel mercato “retail” e di crescere all’estero, in un certo senso, con le spalle coperte. Ciò, in quanto garanzie statali, significa che queste banche non potevano tecnicamente fallire: all’occorrenza, sarebbe sempre intervenuto un Land al fine di ricapitalizzarle.
E, se un’azienda di credito non può fallire, le agenzie di Rating sono generose nelle loro valutazioni, tali da garantire alle Landesbanken condizioni di rifinanziamento particolarmente vantaggiose, rispetto alla concorrenza privata. Per molti anni, secondo il Fondo monetario internazionale, hanno pagato fra 25 e 40 punti base in meno sul proprio debito.

In questi anni di preparazione, in vista dell’evento in discorso, alcune cose sono già cambiate, dalla riduzione dei costi amministrativi a una migliore gestione del Rischio e ad una revisione del modello di business, mentre alcuni tentativi di integrazione sono andati a buon fine. La Landesbank del Baden Wuerttemberg, la più grande della Germania, ha assorbito quella della Renania Palatinato; la Landesbank di Amburgo si è fusa con quella di Kiel, dando vita a HSH NordBank; la NordLB si è alleata con il più grande istituto creditizio norvegese, la Dnb Nor, per offrire servizi nell’area del Baltico.

Sono però emersi anche dei problemi, come ha dimostrato il caso WestLB, per cui quest’ultima, prima di altri gruppi, aveva tentato una diversificazione delle attività, con ambiziosi piani di espansione all’estero, poi rivelatisi fallimentari.

Le agenzie di valutazione Finanziaria Standard & Poor’s e Moody’s hanno entrambe assegnato i nuovi Rating, sottolineando come la struttura proprietaria di queste banche, sempre a controllo pubblico, si tradurrà in una sorta di “supporto implicito” da parte dei governi regionali, sia pure nell’ambito delle nuove regole europee.
Si asserisce poi che il rafforzamento della cooperazione ed una maggiore
integrazione fra Landesbanken e casse di risparmio rappresenta un primo passo avanti naturale, in vista delle future opzioni strategiche.
Ci si attende inoltre un miglioramento, rispetto agli attuali modesti livelli, della redditività e della qualità degli utili.

Malgrado tutti i progressi di cui sopra, la ristrutturazione delle società del comparto è ritenuta ancora lungi dall’essere completata. Al momento la liquidità sembra essere assicurata per almeno i prossimi tre-quattro anni, grazie all’accelerazione di emissioni obbligazionarie in vista della cessazione delle garanzie, sempre denaro raccolto con uno “Spread” di vantaggio compreso fra un terzo e la metà di un punto percentuale rispetto ai tassi di mercato.

Nonostante le pressioni esterne, tuttavia, molti analisti concordano sul fatto che non si assisterà ad un “big bang” –nonostante la portata del cambiamento in un’ottica di lungo termine- quanto piuttosto ad una lenta e complicata aggregazione di istituti pubblici, dalla quale emergeranno tre o al massimo quattro grandi gruppi.
( a cura di Corner Banca)


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