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03-10-2008

Crisi finanziaria, soprattutto no alle tentazioni autarchiche

Stamane l'Economist esce con la copertina forse più drammatica della storia del giornalismo moderno; il titolo recita più o meno "mondo sull'orlo del precipizio".
La tentazione di attribuire responsabilità a terzi in queste situazioni è molto forte: il governo tedesco si oppone con decisione al fondo paneuropeo proposto da Lagarde, quello italiano è impegnato a dichiarare che la situazione delle banche domestiche è diversa, il presidente della Banca Centrale Europea ieri, in un intervento che è un chiaro voltafaccia dalle dichiarazioni di un mese fa, apre le porte a ribassi nei tassi ma indica nei singoli governi degli stati membri i responsabili per le soluzioni.
Il fondo paneuropeo è necessario; è ironico che una delle banche considerate più in difficoltà sia Deutsche Bank mentre il governo tedesco si oppone ad un piano di collaborazione.
Dall'altro ieri la Consob ha imposto dei limiti allo vendite allo Scoperto sulle banche per cui non si può più, speriamo che non succeda ancora oggi, indicare nella speculazione la responsabile per il ribasso dei titoli del comparto. Unicredit non è in una situazione disperata ma se si continua a dire che il problema non riguarda le banche italiane, al minimo aggravio della situazione si creano situazioni di panico.
Molti economisti hanno notato che se la Bce non avesse dovuto ammettere di essersi completamente sbagliata, i tassi avrebbero dovuto esser ritoccati, ed in modo pesante, nella riunione di ieri.
Ma così si perde tempo. Il piano del Tesoro americano è un intervento di salvataggio che però non ricapitalizza le banche. Occorre che l'economia reale reinizi a ricevere credito per ritornare a creare ricchezza.
Gli interventi di iniezione di liquidità non servono a niente; chi ha accesso alla finestra di liquidità delle banche centrali, di solito le banche meglio capitalizzate, con quei soldi compra titoli di stato, non da fiato all'economia.
Le banche centrali devono coordinare subito le loro politiche monetarie; con il differenziale di tassi attuale tra euro e dollaro è impossibile risolvere il problema.
I fondi sovrani e le economie orientali a partire dalla Cina, devono essere coinvolti subito nel processo di decisione. Non è ammissibile che il G8 non diventi un G10 o 12, con rappresentanze arabe, cinesi, indiane, brasiliane.
La storia moderna insegna che dal nazionalismo, che è diverso dal patriottismo si sono ricavate conseguenze tragiche. Che la propaganda lasci quindi da subito spazio ad uno spirito di risoluzione comune dei problemi è un imperativo, non un'Opzione.

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