18-02-2013

Euro, Ora Per Indebolirlo Si Deve Ammettere Che Non Vi Siano Prospettive di Crescita

Il testo del comunicato del G20 ammette con più forza del previsto la necessità di non intervenire sui cambi. Di per sè non è un cattivo comunicato ma nell'affrettarsi ad aggiungere che forti fluttuazioni sulle divise possono intervenire a seguito di necessità di stimolo domestico delle varie economie, bisogna che per non innescare una guerra valutaria tutti i blocchi siano concordi nel trasferire una proiezione economica comune. Il comportamento di stanotte di Abe non è corretto in questo  perchè parla di eventuali mutamenti nello statuto della Banca Centrale Giapponese. Se d'altra parte Draghi o Grilli dicono, probabilmente nella preoccupazione di non creare crolli repentini nei mercati finanziari, che l'euro forte è risultato di un'economia europea in progresso, allora i Giapponesi, ma la Gran Brteagna e da ieri la Norvegia sentono di potere agire liberamente sulle loro dvise semplicemente manifestando il contrario, ovvero che le loro di economie domestiche sono deboli.
O qualcuno si alza molto velocemente in area euro e dice come stanno davvero le cose, ovvero che non vi è alcuna ripresa possibile all'orizzonte e allora l'euro si indebolisce, oppure la contrazione si trasformerà, se già non lo è, in Depressione. Basta con questi G20 di facciata dove di forma si trovano accordi e nella sostanza si scatenano guerre commerciali. Se ci si fermerà a quelle.

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