24-10-2011

Italia, Diktat dell'Europa

Con la Francia in bilico tra il ruolo di salvatore e quello di salvato, l'Italia è ora, largamente per responsabilità della nostra politica, di qualsiasi colore, nella condizione di dover comunicare entro mercoledì provvedimenti di intervento sulla finanze pubbliche che vengano percepiti come decisivi per il riaggiustamento dei conti pubblici. L'Italia ha molta strada da fare sul piano delle riforme prima che queste diventino negative per la crescita, come è successo in Grecia. L'innalzamento dell'età pensionabile a sessantasette anni annunciata dal primo ministro è il primo di una serie di interventi (si dovrà agire anche sul sistema sanitario) che non possono che avere un effetto positivo sulla capacità del paese di tornare a competere. La speranza di Germania e Francia è  quella di vedere scendere i tassi di mercato in Italia così da consentire, attraverso il pareggio di bilancio, un graduale rientro del rapporto debito pubblico su Pil in Italia a livelli contenibili. 

Il processo, come ricordava la Merkel, è lungo; mercoledì non succederà niente di diverso da quello che è successo questo fine settimana; i mercati invece vivono nell'aspettativa di una soluzione definitiva, che consenta di lasciare alle spalle questa fase buia. Non arriverà dalla BCE, che è stato escluso possa partecipare ad aumentare la capacità di intervento del fondo salvastati. 
Tutto sommato che questa pressione sull'Italia stia prendendo un'accellerazione, potrebbe avviare un processo che da soli, con questa politica, non riusciremo mai ad avviare. Ma di una classe politica nuova abbiamo comunque bisogno, perchè con questi rappresentanti, il paese vivrà sotto tutela per molti anni.

Si prospetta una settimana densa di risultati per i titoli dei nostri portafogli ed in genere per i mercati. La corsa della borsa americana ha portato buoni rimbalzi in alcuni titoli dei nostri portafogli (Sandisk, più venti per cento in due settimane) e segnali di vita da un settore, il fotovoltaico, che vede alcuni dei nostri titoli in marginale ripresa. A fine mese ribilanceremo tutti i portafogli, cercando settori che ne abbassino ulteriormente il Rischio

I problemi europei dovranno a breve portare, anzitutto ad una discesa dei tassi e successivamente a stampare moneta. Gli europei non riescono a mettersi d'accordo sul punto, ma lo capiscono invece gli americani, da sempre pronti, contrarariamente alle dichiarazioni ufficiali, a tenere il dollaro debole. Venerdì scorso Yellen, vice presidente della Fed, ha ventilato l'ipotesi che gli Stati Uniti entrino in una terza fase di "quantitative easing": da qui l'indebolimento del dollaro; il mercato ha capito che saranno gli americani e non gli europei a stampare moneta, perchè è questo quello che la Fed ha voluto far capire.

Per il nostro portafoglio a più alta frequenza, che pure mantiene una performance di oltre il 13% in un mese e mezzo nonostante ci sbagliamo da un paio di settimane sul dollaro, consideriamo posizioni corte sull'oro.
 
 
 
 
 
 

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