05-09-2005

La settimana borsistica internazionale al 2 settembre

Le principali piazze finanziarie internazionali hanno mostrato un comportamento sorprendente, alla luce delle forti pressioni ingenerate dalle sempre più elevate quotazioni del petrolio. Queste ultime hanno superato a più riprese i 70 dollari al barile, a causa in primo luogo degli effetti delle devastazioni dell’uragano Katrina nel Golfo del Messico, comprendenti peraltro un blocco a tempo indeterminato dell’estrazione di greggio e della raffinazione nelle aree colpite. La decisione del presidente Bush di sbloccare le riserve strategiche di oro nero ha alleggerito
in maniera limitata la situazione. Sul fronte valutario, il dollaro americano ha perso diffusamente terreno.

Alla base del ripiegamento della divisa Usa ci sarebbero i timori di un rallentamento della manovra della Federal Reserve sui tassi d’interesse ’Oltreoceano. Proprio il divario crescente fra il costo del denaro a stelle e strisce e quello del Vecchio continente aveva consentito al biglietto verde di mettere a segno un rally rilevante dall’inizio dell’anno. Dal canto suo, la Bce ha rivisto verso il basso le stime sul Pil di Eurolandia, mentre sul fronte dell’Inflazione Francoforte non si aspetta nulla di buono nei prossimi mesi. Il presidente Trichet ritiene per ora appropriato il livello dei saggi d’interesse. Fra i metalli preziosi, l’oro ha fatto registrare un cospicuo apprezzamento.

I listini statunitensi hanno evidenziato un favorevole andamento, sulla
spinta di titoli energetici in grande spolvero. Alcuni dati macroeconomici in quest’area hanno lasciato trapelare un possibile rallentamento
della congiuntura all’interno, come quello relativo all’andamento del settore manifatturiero, mentre contrastati si sono rivelati due diversi indici
della fiducia dei consumatori.

L’indice guida della Borsa nipponica ha messo a segno una plusvalenza,
toccando il punto più alto degli ultimi quattro anni. È prevalso l’ottimismo fra gli operatori in merito alle prospettive dell’economia, malgrado la pubblicazione di alcune cifre congiunturali non proprio favorevoli. Tra queste, produzione industriale, tasso di disoccupazione e spese delle economie domestiche.


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