27-02-2011

Ma come fanno a volare così in alto?

Come 10 e come 20 anni fa, le grandi banche di investimento, che governano i flussi di negoziazione azionari ed obbligazionari, oggi concentrano tutta l'attenzione dei loro strategisti sul livello di P/E e di crescita degli utili.
A giudizio quasi unanime, il P/E (rapporto tra prezzi di mercato ed utili stimati per il suo complesso) del mercato USA oggi è 13,5, e nel 2011 e 2012 la crescita degli utili potrebbe superare il 10%. Di qui la previsione che, per mantenere il P/E a questi livelli, il mercato debba crescere almeno del 10%. E in più, il P/E potrebbe anche salire ancora un po' ... quindi è festa per tutti.
Non serve una profonda conoscenza della finanza per sapere che le azioni sono titoli senza valore di rimborso: tutto il loro valore deriva dalla partecipazione agli utili futuri. E' quindi ovvio che il prezzo di un'Azione deriva dalla stima degli utili dell'azienda su un periodo medio-lungo.
Che cosa ci dicono, gli strategisti, a questo proposito? Semplice: nulla di nulla. E' implicito nelle loro analisi che l'attuale ritmo di crescita degli utili è quello sostenibile per i prossimi dieci o venti anni. Una semplice estrapolazione.
Vale allora la pena di fare un po' di aritmetica.
Oggi l'utile "per Azione" dello S&P 500 è stimato a 98$ circa. Se il peso degli utili aggregati sul prodotto nazionale resterà in media quello attuale (7%) per i prossimi 10 anni, e se il prodotto nazionale Nominale USA crescerà in media del 6% l'anno (4% reale e 2% Nominale) per 10 anni, l'utile "per Azione" dello S&P salirà a 175$ nel 2021.
Se la crescita Nominale del GDP scendesse al 4% in media, a parità di altre condizioni, l'utile "per Azione" nel 2021 sarebbe di 145$.
Se la crescita Nominale del GDP fosse al 4% in media, ed il peso degli utili sul GDP scendesse dall'attuale 7% al 5%, l'utile "per Azione" del 2021 sarebbe allora di soli 104$.
Se, per una qualsiasi ragione, il mercato modifica le proprie aspettative, riducendo l'aspettativa di crescita media del prodotto nazionale (dal 6% al 4% Nominale), e riducendo dell'1% il peso percentuale atteso medio dei profitti aziendali sullo stesso prodotto nazionale, succede questo: che il valore aggregato degli utili sul prossimo decennio cala del 22%. Lo S&P torna quindi a 1030, e senza alcun bisogno di introdurre ipotesi catastofiche. Anzi: a parità di metodo di valutazione dell'equity, a parità di aspettative sui tassi ufficiali, e a parità di prezzo del Rischio.
Non ci proponiamo (non è il nostro mestiere) di metterci in competizione con gli strategisti. I nostri obiettivi sono diversi:
1. vogliamo ricordare all'investitore che esiste, sempre, un Rischio al ribasso che va gestito, al contrario di quanto fa l'industria che parla soltanto dei possibili profitti se tutto andrà bene
2. vogliamo portare all'attenzione dell'investitore dati e notizie che altri trascurano o nascondono, e che invece hanno un ruolo fondamentale nella valutazione, attraverso le nostre Liste Titoli
3. ci proponiamo di fornire all'investitore un supporto di informazioni tempestivo e accurato, che permette di rivedere, se necessario su base quotidiana, le proprie scelte, con i nostri bollettini periodici, proprio per anticipare i cambiamenti nelle aspettattive prevalenti tra gli investitori

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