21-09-2011

Oro Alla Patria

A seguito dell'invasione italiana dell'Etiopia, nel 1935, la Società delle Nazioni approvo', come ritorsione, un pacchetto di sanzioni nei confronti dell'Italia.
L'Italia fascista, al fine di consentire alla nazione di superare le suddette sanzioni, varo' un programma denominato Oro alla Patria, che consistette nel dono volontario, da parte di tutte le famiglie italiane, di alcuni oggetti in oro.
Il 18 dicembre 1935, nel quadro di detta campagna, fu celebrata la Giornata della fede: la giornata riscosse un grande successo. Gli italiani offrirono alla Nazione le proprie fedi nuziali raccogliendone milioni ed un quantitativo totale di 37 tonnellate d'oro e 115 d'argento.
Il gioco del momento, si sà, è il prova-a-fare-la tua-manovra, gioco solo recentemente superato nell'indice di gradimento popolare, dal come-ti-risano-i-conti-dello-stato.
I giocatori sono numerosi, alcuni vivaddio anche qualificati. Ma al contrario di quanto accade in occasione dei mondiali, in cui le chiacchiere sulla migliore formazione della nazionale restano confinate nei vari bar dello sport, nel caso della fantamanovra l'idea del giorno viene resa pubblica (e nella forma scritta !).
Tra le idee piu' sgangherate, c'è senz'altro quella di utilizzare le riserve auree della Banca d'Italia, per ripianare, seppur parzialmente, il debito pubblico.
A queste menti astute sfugge che la Banca d'Italia, sebbene un po' particolare, è comunque una banca. Con i suoi attivi (tra cui l'oro), il suo capitale e, non dimentichiamocelo, le sue passività.
Ma, cosa ancora piu' importante, la Banca d'Italia è di proprietà, con  percentuali diverse, delle banche italiane e non del Tesoro. E le banche italiane, anche se non sappiamo per quanto tempo ancora, sono soggetti privati con azionisti privati.
La potrei chiudere qui, senza aggiungere nient'altro. Il passaggio di un attivo da un soggetto (Banca d'Italia) ad un soggetto terzo (il Tesoro), appare giuridicamente impraticabile: l'esproprio non è stato anche costituzionalizzato.
E pero', non avrete fatto a meno di intuire, che quell'oro, se non per la patria, potrebbe essere utilizzato per ricapitalizzare gli azionisti di Banca d'Italia: le banche italiane. Che ne hanno davvero bisogno.
Vediamo se è possibile.
La Banca d'Italia ha un totale di bilancio di circa 342 miliardi di euro, un passivo di 250 miliardi e Mezzi propri per 92. I Mezzi propri sono suddivisi tra Capitale e Riserve (20 miliardi) e Conto di Rivalutazione (72 miliardi), in cui vengono iscritte le minus/plus valenze latenti (non realizzate), rispetto alle poste di bilancio,  e quindi non fatte passare attraverso il conto economico.
Al 31.12.2010, il conto Oro e Crediti in oro, all'attivo del bilancio, segna un valore di circa 84 miliardi di euro. La consistenza fisica del metallo prezioso è di 2'400 tonnellate, che ai prezzi attuali (42'000 €/Kg), rappresenta ad oggi un valore di  circa 100 miliardi di euro, con una maggior plusvalenza (latente), rispetto ai valori di fine 2010, di ulteriori 20 miliardi.
Il conto rivalutazione sarebbe quindi al momento di circa 92 miliardi ed il capitale e riserve di circa 20.
Considerando che Intesa ed Unicredit capitalizzano in borsa qualcosa come 30 miliardi, e che la loro partecipazione al capitale di Banca d'Italia è pari a circa il 50% del capitale della stessa,  c'e' di che ragionare.
Per esempio una distribuzione straordinaria dell'oro di Banca d'Italia agli azionisti, dissolvendo il conto di Rivalutazione, Un inflow di asset pregiati per le due grandi banche (ed evidentemente anche per le altre).
L'operazione non sarebbe banale, e necessiterebbe di una qualche alchimia contabile.
Il beneficio per il sistema bancario sarebbe pero' attenuato dal fatto che non tutte le banche hanno a bilancio la loro partecipazione in Banca d'Italia a valori storici, e quindi la "plusvalenza" ed il conseguente beneficio in termini di maggiori Mezzi propri ne risulterebbe in alcuni casi attenuato, ma resterebbe, di fatto, piu' che consistente. 
Comunque, con 1200 tonnellate d'oro, di questi tempi, Unicredit e Banca Intesa ci farebbero un figurone ...
A questo punto resta da valutare la situazione patrimoniale post fanta distribuzione, di Banca d'Italia.
A fronte di un totale di bilancio di 270 miliardi circa (perdonatemi qualche approssimazione ed incoerenza a questo stadio) si troverebbe con 250 miliardi di passivo e 20 miliardi di Mezzi propri.
Una Leva di 12 a 1.
Anche in previsione di una eventuale (...) uscita dall'euro: è questa la Banca d'Italia che vorremmo ?

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