21-07-2009

Politiche energetiche, l'occidente pretende di "insegnare" all'oriente

La visita di Clinton in India di questi giorni ha come maggior conseguimento per gli Stati Uniti un ordine di circa 20 Miliardi di dollari di armamenti da parte dell'India. La Cina fa un po'paura e tutto l'incontro è stato presentato come un accordo tra le "due più grandi democrazie del mondo".
Sul piano del rispetto dell'ambiente, il segretario di stato americano ha cercato di convincere gli indiani che - oggi è vero che le emissioni che arrivano dall'India sono molto più basse di quelle degli Stati Uniti - ma con il passare degli anni supereranno insieme alla Cina quelle dell'occidente.
La posizione sembra simile a quella sul nucleare nei confronti della Corea del Nord: gli Stati Uniti inquinano di più ed hanno il nucleare, ma secondo un diritto acquisito che dopo la crisi Finanziaria è del tutto in discussione, sembrano ancora volersi ergere a difensori dei diritti civili e dell'ambiente.
La risposta indiana è stata intelligente: se Cina e India devono essere i motori dello sviluppo bisogna che il loro sviluppo sia il meno possibile ritardato e che le loro emissioni vengano compensate in diminuzione da quelle provenienti dall'Occidente (che prende impegni solo per il 2050, quando gli attuali politici saranno morti o in pensione da parecchio).
La cosa più sensata è fare in modo che l'educazione aiuti le persone a comprendere i rischi per l'ambiente, cosa su cui l'India ma forse anche la Cina (più grande produttore di pannelli solari al mondo) sembrano iniziare a capire.
D'altra parte l'occidente, cercando a tutti i costi di salvare un'industria automobilistica decotta che solo in Europa produce 5 Milioni di veicoli in più del necessario (regolari oggetto di incentivi statali) non contribuisce certo a fare in modo che la gente si abitui ad andare un po' più a piedi o ad usare i mezzi pubblici.
La complessità della crisi è tale che nessuna cultura si può più avvocare il diritto di insegnare agli altri come si fa.

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