18-05-2013

S&P, Indice di Forza Relativa Oltre 80

Non risponde più neanche alle ipotesi dell'analisi tecnica il rialzo della bora statunitense nè quello del dollaro contro yen , il cross ora più correlato positivamente all'andamento delle borse. La bolla speculativa che si è formata un po' dovunque è senza precedenti: il mercato obbligazionario greco è su del 390% mentre l'altro giorno il quotidiano locale più filo governativo iinformava di nuovi fabbisogni del tesoro, in contrasto con il milgioramento dei Rating sancito dalle agenzie  http://www.ekathimerini.com/4dcgi/_w_articles_wsite2_1_06/05/2013_497490 
Il mercato dei Bond.html" class="glossary">Junk Bond statunitense rende meno del tasso storico annuale di fallimento delle aziende che vi partecipano: pardossalmente un suo ritorno alla normalità farebbe fallire un sacco di aziende che ora riescono a finanziarsi a tassi bassissimi perchè il mercato compra di tutto.
La borsa statunitense forse sembra in ipercomprato anche a chi a differenza nostra crede nell'analisi tecnica, l'indice RSI a 14 giorni è intorno a 82 e in maggio il mercato è salto 13 sdute su quindici.    Qando è sceso è stato di pochi decimi di punto. I dati macro brutti, giovedì ne sono usciti una fila. non influenzano il mercato. Basta invece una previsione, ieri l'indice di fiducia dei consumatori, che non vuole dire assolutamente niente perchè storicamente registra i picchi maggiori nei momenti di picco della borsa e i leading indicators, di cui una parte pesante è rappresentata dal passato andamento di borsa (se uno tenta di trovare una relazione tra questo paniere di indcatori e l'andamento futuro della borsa non ci riesce) che il mercato si mette a ricomprare furiosamente. Larga parte delle aziende che hanno comunicato le trimestrali hanno deluso un mercato che già si aspettava poco eppure gli indici continuano a salire, generalmente trainati, come succede in Italia, da pochi titoli che pesano molto sul listino (ora è il turno di Google negli Stati Uniti). Fintanto che dura questa bonanza meglio comprare aziende grandi che siano buone o no non importa, soprattutto sul mercato italiano, perchè gli acquisti guidati dalle banche centrali si concetrano sui valori che spostano i listini.
Il mercato giapponese è su del 50% dall'inizio dell'anno e probabilmente esploderà domenica notte sul nuovo minimo dello yen. Le valutazioni sono ora superiori a quelle del mercato statunitense ma l'impressione generale è che le politiche di immissione di moneta siano gratuite ovvero che si tratti di denaro che non dovrà mai essere restituito. Una tesi ricorrente è che il merctao giapponese non abbia limiti verso l'alto perchè il rapporto tra il valore di mercato e quello di libro è di solo 1,4 contro 2,4 sul mercato americano. E' sempre stato cosi' perchè in Giappone non vi è praticamente limite alle partecipazioni incrociate tra banche e industrie per cui molti valori contabili sono in effetti contabilizzati due volte: chi ha cinquant'anni se lo ricorda come la ragione principale per il crollo della borsa giapponese ma per ora siamo alla fase dell'euforia.
La tentazione di credere che questa volta sia diverso, parafrasando il titolo del noto libro di Reinhard e Rogoff è davvero forte. Se sarà così non vi sarà più alcun bisogno di esperti del settore perchè chiunque abbia comprato a occhi chiusi lo scoop del momento, quello su cui i giornali si concetrano con maggiore attenzione, ha fatto negli ultimi mesi un sacco di soldi. Avverrebbe comunque a costo di una crisi economica di cui avremmo visto solo gli albori. Sin tanto che i mercati vengono drogati il credito continua a diminuire perchè le banche non hanno incentivi a prestare e l'economia reale continua a peggiorare.
Se invece non sarà diverso, lo scollamento tra fondamentali e  mercati se rientra lo farà nelle prossime settimane (i prezzi di tutte le materie prime stanno crollando, non è mai successo con mercati spumeggianti), sentiremo come fu nel 2008 una schiera di profeti, in prima linea la stampa specializzata, che sosterranno che era sotto gli occhi di tutti che la situazione non era sostenibile.
 
 

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