La riunione di Jackson Hole e il dato odierno saranno le ultime due occasioni prima di settembre su cui gli operatori ragioneranno per stabilire se il rallentamento nelle politiche monetarie sarà già intrapreso dal prossimo mese: una lettura forte oggi porterebbe a concludere che così sarà, con ogni probabilità innescando un rafforzamento della divisa statunitense.Abe fa sapere invece dal Giappone di voler ridurre le tasse alle imprese, promessa che stona con l'ammontare dello stock di debito del paese: è vero che la proposta di aggravio fiscale è per un aumento dell'Iva, molto bassa in Giappone, ma senz'altro questa misura non può essere accompagnata da un abbassamento delle imposte sull'azienda o l'effetto di riduzione sul debito sarebbe nullo. L'effetto delle dichiarazioni però è stato quello voluto: lo yen è tornato ad indebolirsi e la borsa ha recuperato parte delle recenti pesanti perdite, nonostante i dati di Pil di ieri. ieri è uscito uno studio della Fed di San Francisco dove si ammette che le politiche di espansione monetaria possono avere e non certamente un effetto solo moderatamente positivo su crescita economica e Inflazione. La Fed è chiaramente spaventata dalla leggerezza con cui i mercati prendono le dichiarazioni dei banchieri centrali e, come sostiene stamattina il numero uno di Pimco, sembra preparare ad una prossima inversione di tendenza nel breve. Domani sarà l'Europa a comunicare i propri dati di Pil, dove viene atteso un dato positivo dello 0,2% trimestre su trimestre, interpretato da tutta la stampa come la fine della crisi. Borse forti equivalgono a euro forte che fa affluire denaro sul debito dei paesi periferici: un bell'aiuto alla Merkel, che sembra però non trovi grandi alleati nella Bundesbank che considera invece inevitabile un altro salvataggio greco nel 2014. Intanto però i titoli di stato del paese sono saliti di un buon dieci per cento nelle scorse settimane. |