11-05-2011

Dollaro, se non ora

A 1,50 contro dollaro il valore dell’euro sfiorato la scorsa settimana è lo stesso di circa stesso di due anni fa, quando emergevano i primi dubbi sullo stato di salute dei alcune economie europee .
A inizio anno con un valore dell’euro intorno all’ 1,3 molti analisti ed economisti si sono convinti di un rafforzamento del dollaro almeno sino a 1,25 nell’ attesa di una carambola di ristrutturazioni del debito, nell’ordine Grecia, Irlanda, Portogallo e nella speranza di una virtuosa resistenza ad oltranza della Spagna. Partendo dalle medesime premesse e proseguendo i loro ragionamenti noi oggi, con un rendimento dei biennali greci al 25%, saremmo autorizzati ad ipotizzare la parità tra euro e dollaro…
La ristrutturazione del debito greco, che auspichiamo secondo l’approccio soft dell’ Uruguay buon pagatore piuttosto che secondo quello riservato alla “cattiva” Argentina, è solo una questione di tempo piuttosto che di eventualità. Prendere tempo in questa fase consente di cogliere due obiettivi da un lato la riduzione delle rilevanti esposizioni creditizie delle banche, con quelle tedesche in prima linea, dall’altro il tentativo della messa in sicurezza del sistema tramite l’imposizione di aumenti di capitale alla banche europee (compratori in ultima istanza dei titoli di stato) in vista delle ristrutturazioni dei debiti .
Nel frattempo, il Portogallo ha sottoscritto un piano di rientro dal debito esterno che prevede due anni di recessione: è senza precedenti il fatto che il creditore riduca le capacità di rimborso del debitore; se a questo aggiungiamo il fatto che chi ha elaborato il piano, ha utilizzato senza dubbio le previsioni di crescita di un mese fa (più alte di quelle di oggi e molto più alte di quelle che avremo a fine giugno) ne esce un quadro che è poco definire caotico.
Sicuramente vi sono riforme strutturali che tutti i paesi dell'area mediterranea devono intraprendere, ma da qualche parte la crescita deve pure venire. Se la spesa pubblica deve diminuire drasticamente, allora bisogna che il settore privato porti consumi ed investimenti. Con quasi due punti di tassi in più rispetto agli Stati Uniti e l'euro a questo livello contro dollaro, la forbice costo del debito/crescita del Pil di tutta  l'Europa tranne la Germania non può che peggiorare.
Le dichiarazioni.meno agguerrite di giovedì scorso di Trichet, che smorza i toni su possibili futuri rialzi dei tassi in area euro (l'intento era di favorire le banche sulle spalle dei risparmiatori, ma c'è un limite a tutto, anche se non arriva sempre quando sarebbe giusto) hanno comportato il crollo delle materie prime e la perdita superiore del due per cento dell’ euro sul dollaro.
La storia insegna sempre qualcosa e non esiste un caso di rilievo, in millenni, di Inflazione creata dalla domanda. Ad un certo punto (nei tempi moderni la repubblica di Weimar è l'esempio più eclatante) c'è sempre qualcuno che mette troppa moneta in circolazione.
La Bce combatte apparentemente l'Inflazione con rialzi dei tassi che colpiscono i debitori, ma nel frattempo continua ad erogare denaro gratis alle banche. Il gioco è facile. Si prende denaro a costo zero indebitandosi in dollari (dove altri banchieri centrali assicurano che i tassi rimarranno a zero) e si usa questa liquidità per operazioni speculative su divise e materie prime. Non è una battuta: studi accademici di rilievo dimostrano che il mondo sarebbe stato meglio senza la protervia dei banchieri centrali. Che, speriamo, notino, dopo questa settimana, che un colpo di telefono ai loro omologhi da una parte o dall' altra dell'Atlantico, risparmierebbe - ma forse costerebbe loro la poltrona - tante inutili speculazioni.
A fronte di un Trichet, a parole tranquillizzante, la “guerra valutaria” di Bernanke con le rotative della Fed arroventate per effetto del Quantitative easing 2 proseguirà senza cedimenti fino a fine a giugno e i tassi non verranno aumentati prima del I trimestre del 2012.
Il Quantitative Easing, il cui scopo – ogni tanto è bene ricordarlo - è stimolare la crescita economica e l’occupazione, non è riuscito ad oggi nell’intento: la seconda battuta di arresto dell’ indice ISM dei servizi ( 2/3 dell’occupazione americana, più dell’80% della crescita) lo evidenzia in modo preoccupante. In compenso non riuscendo a far pervenire risorse nelle tasche degli americani, cioè dove sarebbe auspicabile che pervenissero, ha innescato una spirale speculativa, sicuramente calcolata, ma comunque di difficile gestione.
Chi sta sui mercati non può permettersi letture ideologiche. Quando nega aspettative di Inflazione Bernanke probabilmente non la racconta giusta e Trichet si è in parte dovuto ricredere raffreddando le aspettative del mercato che scontava due rialzi dei tassi da 0,25 in un solo rialzo di 0,25 spostato da giugno a luglio.
Materie prime e mercati azionari in fase di indebolimento faranno crediamo recuperare il dollaro. Pur nella complessità e drammaticità del contesto, pur considerando il rialzo della settimana scorsa crediamo che chi possiede dollari dovrebbe tenerli, a chi non li possiede potrebbe gradualmente acquistarne, E' bene ricordare che il mercato dei cambi ' da qualche anno pi' volatile di quello di borsa. Questo paradosso va tenuto presente perche' se di rialzi si trattera' succedera probabilmente tutto in strappi violenti.

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