02-02-2009

Protezionismo, prima area di intervento i cambi

Oramai queste riunioni istituzionali, si tratti di un G8 o di Davos portano di regola a dichiarazioni di principio che poi non sono corredate dai fatti. Alcuni ministri europei in particolare Lagarde hanno spesso posto l'attenzione sugli squilibri nei tassi di cambio cui stiamo assistendo da mesi, affrettandosi però a dichiarare che la soluzione, come nel caso dello Yen era questione nazionale. La settimana scorsa un membro del consiglio direttivo della Bce ha affermato che oramai le riserve valutarie di un singolo paese non sono più sufficienti a difendere una divisa.
E' evidente allora che occorrerebbe l'impiego concertato delle riserve di più paesi a correggere questo o quello squilibrio valutario. Ma le finanze dei vari paesi sono attente a risparmiare le proprie munizioni per questioni interne. Servirebbe inoltre di smetterla di dare tutte le colpe ai cinesi; a sentire uno degli economisti oggi più ascoltati, Roubini, la loro economia è anch'essa in recessione, difficile chiedere ulteriori grandi sforzi sui cambi.
Senza un'Azione congiunta sui cambi gli squilibri commerciali e le tensioni tra i vari blocchi sono destinate ad accentuarsi. Uno yen a questi livelli e per ragioni opposte una sterlina così bassa condannano le rispettive economie a percorsi di salvataggio molto più complicati; rendono inoltre improbabile una ripresa dell'esportazioni in area euro, che rimane ancora sopravvalutato.
Con i soldi che si sono spesi per organizzare l'inutile parata di Davos, da cui come al solito non esce nienete di concreto, si sarebbero potute intraprendere diverse iniziative a favore della piccola impresa, a nostro modo di vedere il solo aggregato in grado di ridare impulso a questa economia malata. La discussione sulla "bad bank" è un simbolo del problema: si pensa di togliere le attività incagliate dall'attivo di banche che comunque continueranno ad essere gestite dalle stesse persone che sono responsabili di questo disastro. Gli interssi incrociati sono troppo significativi nelle garndi istituzioni, per il cambiamento si può solo contare sull'inziativa di tanti piccoli imprenditori il più possibile indipendneti dalle logiche di questi macro aggregati.

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