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19-01-2017

Bce, Verso una Maggiore Responsabilizzazione degli Stati Indebitati

Ora che la Fed ha iniziato a dare segnali che, ad esempio sull'Inflazione, sono più restrittivi di quelli espressi dalla amministrazione americana che si insedierà domani, pensiamo che la Bce abbia tutto l'interesse ad esprimere l'intenzione di tornare ad una politica monetaria meno accomodante.

Vi sono ragioni che lo giustificano:

1) Il sistema bancario, a questi livelli di tassi non guadagna o addirittura perde soldi sull'attività creditizia, al netto degli accantonamenti che comunque continueranno a derivare da una situazione di economia stagnante o al ribasso.
2) I governi locali, a partire da quello italiano hanno scarsamente adempiuto ad obblighi di riaggiustamento di bilancio, potendo godere di un costo di finanziamento che a seguito degli stimoli monetari è stato artificialmente basso.
Draghi ha spesso sottolineato che il gruppo che si occupa di supervisione bancaria opera indipendentemente da chi si occupa di politiche monetarie in seno all'istituto, ma si tratta comunque della stessa istituzione: la Bce dovrà davvero fare una operazione di coraggio per dichiarare solvente il MPS e consentire allo stato italiano di intervenire (tra l'altro non si capisce, se come appare stamane sui giornali lo stato avrà il settanta per cento, da quale conversione forzosa dovrebbe derivare il rimanente trenta per cento). Se poi tra sei mesi MPS dovesse ancora avere bisogno di capitali la BCE sarebbe completamente squalificata. E' probabile quindi che nelle sue dichiarazioni oggi Draghi punti a forzare, nei limiti del proprio mandato, la mano al governo italiano.
Fare dichiarazioni contro Bruxelles e la Germania, come è accaduto ieri a Padoan, non aiuta certo.
 

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