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20-10-2005

BPI, Unipol e la finanza creatrice

Ieri il titolo di Banca Popolare Italiana, ex Banca Popolare di Lodi è stato sospeso più volte per eccesso al ribasso, chiudendo poi ad un meno 20% su ipotesi di ulteriori accertamenti sui conti del gruppo. Bpi ha inoltre in portafoglio circa il 15% di azioni RCS derivanti dal tentativo di scalata al gruppo editoriale messo in atto nella prima parte dell''anno di concerto con altri operatori ( ieri Deutsche Bank ha venduto al patto di sindacato poco meno del 5% di azioni in RCS che deteneva a pegno da Ricucci). Non sappiamo se il patto di sindacato sia in grado di rilevare l'ulteriore 15% che prima o poi immaginiamo BPI sia costretta a vendere e pertanto eviteremmo per ora incursioni sul gruppo editoriale del Corriere della Sera.
Un altro protagonista di una scalata improbabile, Unipol, sta discutendo con l'Isvap, l'autorità di competenza che sorveglia sul comparto assicurativo, dell''aumento di capitale destinato all''improbabile acquisto di BNL ( anche BNL ha ricevuto un''offerta da una banca straniera, Il Banco Bilbao e Vizcaya). L'aumento di capitale rappresenta un multiplo degli attuali Mezzi propri di Unipol.
Ancora, non sappiamo se, come sostenuto dal Presidente del Consiglio recentemente, le banche siano in mano alla sinistra, anche se siamo più propensi a pensare che entrambe gli schieramenti politici influenzino troppo il destino del sistema finanziario italiano, ma quello che è certo è che l''operazione Unipol rappresenta un altro caso di finanza creatrice (si comprano le cose senza soldi), non creativa.

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