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12-03-2011

Disastri ambientali, quando la natura si ribella

La mappa dei disastri naturali di questi ultimi mesi coincide in modo sorprendente con l'affannosa attività di ricerca ed estrazione di risorse naturali, spesso non coordinata con l'attenzione per lo sfruttamento dell'ambiente.
Dopo i fatti di Libia l'amministrazione Obama ha di nuovo autorizzato l'attività estrattiva nel Golfo del Messico. Come diceva in un'intervista di qualche giorno fa T Boone Pickens, uno dei grandi petrolieri texani che oggi scommette sull'industria dei gas naturali come alternativa, gli Stati Uniti, ma aggiungeremmo l'Europa, mancano di una politica energetica di lungo periodo: con mosse che spesso sanno solo di opportunità politica, reagiscono a fatti che non controllano per tamponare difetti strutturali di strategia.
Oggi estrarre petroli da nuovi giacimenti coincide inevitabilmente con esporre il territorio a rischi ambientali straordinari: come per il Golfo del Messico, in Brasile, ad esempio, le nuove esplorazioni sono tutte centinaia di metri sotto il mare e spesso coperte da una crosta di sale.
Sulle altre risorse naturali non ci vuole una laurea in geologia per capire che i recenti incidenti in Brasile, Australia e nuova Zelanda sono collegati ad un'attività estrattiva frenetica.
Il nuovo disastro in Giappone, oltre ad essere di istinto riconducibile a fenomeni di riscaldamento della crosta - mai prima il suolo si era spostato di dieci centimetri - pone un grande punto interrogativo sulla accettabilità del nucleare in Europa.
Con mezzo mondo arabo in fiamme, allora, l'urgenza di una politica energetica alternativa si pone con chiarezza soprattutto per tutti i paesi, come Spagna ed Italia che hanno di recente indebolito gli incentivi all'installazione di impianti alimentati a fonti alternative di energia.
Per conformazione del territorio, l' Europa deve necessariamente contare su un maggior utilizzo del solare fotovoltaico, forse meno dell'eolico. La possibile cessione di una quota di Ansaldo Energia da parte di Finmeccanica, che solleva come al solito inutili orgogli nazionalistici, è una buona notizia essendo' questa un' industria che necessita di economie di scala.
Tra i titoli che pensiamo abbiano grande potenziale sono quindi alcuni americani di aziende del gas naturale che rientrano nelle nostre selezioni alla sezione i nostri soldi (soprattutto dopo l'acquisizione di una partecipazione significativa da parte dei cinesi in Encana) e aziende del fotovoltaico che non dipendono per lo sviluppo del loro fatturato dai budget disastrati di alcuni paesi mediterranei. Dopo la recente correzione, ci piacciono di nuovo Centrotherm e Sme Solar, oltre ad alcune aziende cinesi di cui abbiamo spesso parlato in queste pagine che trovano i loro titoli quotati a New York, di cui si trova menzione nelle nostre liste Top 100 in abbonamento.

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