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07-03-2005

Economia e mercati finanziari a marzo 2005

In questi primi due mesi del 2005 abbiamo assistito ad un mercato azionario europeo che ha fatto una performance media del 4,5% circa, ad un Giappone con il 2,5% circa, agli Stati Uniti leggermente negativi su Standar & Poor e Dow Jones, con un Nasdaq che invece ha fatto una performance negativa del 5,6% circa.

A questo punto viene spontaneo chiedersi: è corretta ancora la nostra impostazione di sovrappesare i mercati azionari a discapito degli obbligazionari?

La risposta a questa domanda, per quanto ci riguarda, è semplice, forte delle argomentazioni che abbiamo addotto ormai da diverso tempo:
- il 2005 sarà il terzo anno consecutivo dell’espansione globale, ancor più impegnativo, non fosse altro che per la regola per cui il tempo che passa, in un ciclo di crescita porta via via ad un deterioramento del rapporto tra rischi ed opportunità, ma non per questo meno
interessante;
- esistono comunque le condizioni (tassi reali negativi ) affinché le imprese (con ingente liquidità) decidano di riappropriarsi della capacità di guidare il mercato effettuando investimenti. Dato il tasso di incremento di produttività elevato (2% annuo il maggior incremento rispetto al costo del lavoro per unità di prodotto) e data la dinamica degli utili (ai massimi storici) la via migliore per attuare questa strategia e’ acquistare i concorrenti;
- terza considerazione: chi compra (o tiene in portafoglio) per esempio un titolo decennale europeo al 3,80%, sceglie di ingessare il suo portafoglio fino al 2015 in cambio di un rendimento reale dell’1,8% all’anno, posto per assunto che la BCE tenga l’Inflazione intorno al 2%.

Basta invece avere le idee chiare sulla prosecuzione o meno dell’espansione; probabilmente sarà più difficile rispetto agli ultimi due anni, ma prevedibilmente sarà ancora consistente (tutti gli esponenti della FED sono concordi nel prevedere una crescita intorno al 4% per il 2005); inoltre la riserva di forza lavoro inutilizzata è diminuita, con un tasso di disoccupazione stabilmente attestato al 5.40%; a fronte di un tasso di incremento di produttività elevato e con una crescita in fase di espansione, sul fronte tassi la FED agirà sicuramente in modo da accondiscendere un ciclo economico che ha solo due anni e mezzo di vita e che gode ancora di ottima salute; stanti queste considerazioni è molto difficile ipotizzare un segno negativo per le borse: oggi lo SPX è
leggermente negativo da inizio anno; basterebbe una chiusura d’anno con un rialzo del 7% rispetto al primo gennaio per avere, con il 2% di dividendi, il 9% di ritorno totale ad oggi: più o meno due volte e mezzo di quanto offerto dai Bond decennali europei; la scelta quindi rimane
sempre la stessa!

La nostra analisi delle principali variabili economiche in grado di guidare l’andamento dei mercati finanziari mondiali conferma sostanzialmente quanto argomentato nelle precedenti relazioni e cioè che:
- La crescita dei profitti aziendali é stata trainata da un aumento straordinario della produttività che cresce ad un tasso maggiore del costo del lavoro per unità prodotto da più di due anni; la forbice potrebbe diminuire solo quando, a seguito delle assunzioni da parte delle aziende, i loro costi unitari ricominceranno a crescere in misura notevole, fattore che certamente non si verificherà molto presto, in quanto il costo del lavoro per unità di prodotto si è stabilizzato anche in presenza di un incremento del personale.
- Per quanto riguarda i tassi di interesse propendiamo ancora per l’ipotesi che tassi reali negativi o pari a zero per le scadenze brevi siano la regola e non l'' eccezione per una economia aperta e flessibile quale quella statunitense ; per questo la Fed porrà in essere una politica monetaria tale da non alterare gli equilibri raggiunti sui mercati finanziari.
- Per quanto riguarda il disavanzo commerciale USA, é dall'' inizio del 2002 che il rapporto tra deficit commerciale e Prodotto interno lordo si sta stabilizzando e questo malgrado una svalutazione del dollaro sia contro euro che contro Yen.

Infine, come si vede dai grafici , l’ economia americana si conferma come la piu’ potente Job-machine del pianeta.

Ricordando che, ad oggi, il nostro modello segnala una sottovalutazione dell’ equity rispetto ai bonds, in questo scenario affermiamo la nostra impostazione favorevole per l’investimento azionario rispetto all’obbligazionario, mantenendo la restante parte obbligazionaria su titoli con
duration breve – lunga (pesi 90% -10%).

a cura di www.grifogest.com

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