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19-09-2010

Fiat, un'operazione contraria agli interessi degli azionisti di minoranza

Qualche settimana fa la copertina di Fortune battezzava Sergio Marchionne "Mr Fix It", più o meno il riparatutto. Che la separazione della divisione veicoli industriali dall'auto risolva parecchi problemi all'azionista di maggioranza, non vi è dubbio. Meno evidente che lo stesso sia vero per i piccoli azionisti.
Il piano presentato il 16 prevede la riduzione del capitale di Fiat di 3,7 miliardi, che rientrano in Fiat Industrial, la nuova società, parte in forma di capitale (1,9 Miliardi), parte in forma di riserve (1,8 Miliardi).
Il capitale di Fiat oggi è di 6,4 miliardi: la divisione auto resta quindi con meno della metà del capitale a servire uno sviluppo industriale che per il 2014 (chissà perchè nei grandi gruppi, come in politica quando si presentano i piani le grandi crescite sono sempre previste tra molti anni) prevede un fatturato di 64 miliardi per l'auto e 29 per la divisione industriale (a fine 2009 il fatturato congiunto delle due divisioni è di 49). Si prevede quindi di raddoppiare circa in cinque anni, per tassi di crescita che nel settore automobilistico noi non abbiamo mai visto (dal 2004 al 2008, anni buoni, il fatturato del gruppo era passato da 47 a 60 miliardi, per il 2010 ne sono attesi 52).
I debiti verranno attribuiti alle due società in conformità a chi li ha generati. Ipotizzando una distribuzione più o meno proporzionale del debito è chiaro che mentre il capitale dell'auto viene più che dimezzato, la quota di debito che le rimane in corpo è la maggiore. In termini di rapporto tra debito e capitale, finsice dunque per essere una società molto più indebitata.
I 3,7 miliardi che vanno a Fiat Industrial sono solo per 1,9 miliardi attribuiti a capitale, il resto a riserve, la cui disponibilità, ad esempio per pagare un maxi Dividendo ai suoi azionisti di maggioranza, è maggiore.
Civilisticamente si possono infatti liberamente distribuire prima riserve di capitale e poi riserve di utili. Il piccolo azionista, fu il caso in Pirelli viene allettato in queste operazioni da un forte aumento del Dividendo per cassa, che però impoverisce più che proporzionalmente il valore delle sue azioni
Fiat poi si aspetta (sempre nel 2014) un EBITDA di 4,1 miliardi per la divisione industriale contro 1,4 miliardi attesi per il 2010. L'EBITDA (si veda il glossario) di gruppo si attesta ora a 4,5 miliardi, complessivamente, quindi quello dell'auto oggi è di 3 miliardi. Nelle agenzie noi non abbiamo trovato le previsioni di crescita per l'EBITDA dell'auto.
Con la benedizione dell'amministrazione americana, Fiat intende poi aumentare la quota in Chrysler di un 10 per cento, che se non le viene regalata dal Tesoro americano, implica sicuramente un forte aumento di capitale (facile che nelle esorbitanti previsioni di crescita sia ipotizzato il Consolidamento di Chrysler in Fiat). E' tale l'ansia dell'amministrazione americana di dimostrare che l'America torni a produrre che si può stare sicuri che anche per quella operazione si troverà un buon approccio mediatico.
Come per il settore bancario, frotte di analisti molto preparati si rifiutano di fare conti che sono alla portata di un liceale. Ma, come per il settore bancario, le fantasie possono essere sostenute a lungo dalla comunicazione ma prima o poi si dissolvono con danno comune.





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