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12-10-2010

FMI e aiuti alla Grecia: un'inutile partita di giro

Dopo tanti inutili tentativi di mettersi d'accordo sul piano del riaggiustamento degli attuali squilibri valutari, i rappresentanti politici delle prinicipali nazioni hanno demandato al FMI il ruolo di agire come moderatore di tali eccessi. Contestualmente il Fondo ha annunicato l'intenzione di estendere la linea di credito che il patto europeo di stabilità ha deciso a favore della Grecia per i prossimi due anni e mezzo circa. Equivale a dire che in effetti la Grecia non sarà in grado di pagare i propri debiti nella loro totalità: la quota di debito che andrebbe ristrutturata si aggira intorno al 20%, ragione per cui nella nostra scorsa newsletter settimanale sostenevamo che il maggior rendimento ottenibile sul debito greco sconta già probabilmente la peggiore delle ipotesi.
Quello che forse non tutti sanno è che il denaro per questi salvataggi il fondo lo prende dagli Stati membri, che contribuiscono alle sue casse in funzione di alcuni parametri di cui i più importanti sono il Pil (50%) e l'apertura dell'economia (30%).
Secondo tali criteri, è chiaro che Europa e Stati Uniti hanno un peso preponderante nelle decisioni del fondo: allora sono proprio gli stati più indebitati a mettere i soldi per finanzare se stessi.
La decisione è largamente politica: il Fondo Monetario riacquista così una dignità che per vent'anni aveva perduta: dopo vari scandali e molti anni in cui le economie emergenti non avevano alcun bisogno del suo supporto, ora interviene non già a sostenere l'economie in via di sviluppo ma quelle decotte. Il risultato complessivo è nullo ma in molti salvano la faccia.


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