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11-04-2016

Fondo di Salvataggio, Il Piano di Padoan Viola un Limite Invalicabile

Il governo usa oramai mezzi che se adottati da aziende private porterebbero a più di un provvedimento. Nel piano di Padoan http://www.ft.com/intl/cms/s/0/f3bb18d0-fefe-11e5-ac98-3c15a1aa2e62.html#ft-article-comments  è previsto un conivolgimento delle istituzioni finanziariae per assicurare un fondo di salvataggio di 7 miliardi di euro atto a garantire gli aumenti di capitale di Veneto, Carige, Vicenza, e ma non viene detto di Mps.
Il meccanismo è pensato per evitare il veto di Bce e della Commissione Ue. La garanzia d Cdp sarebbe infatti per il 49%. Il bilancio della Cdp è fatto sostanzialmente di depositi da clientela, prevalentemente postale (circa 250 miliardi) al passivo e di partecipazioni in società a controllo statale e gestione di tesoreria per circa 190 miliardi. Impegnando il fondo con una garanzia si rendono sostanzialmente illiquidi parte dei depositi dei correntisti. Da qui arriva la forte spinta di Poste Italiane sui prodotti assicurativi, che oltre ad essere estremamente lucrativi per l'emittente, bloccano il cliente per lunghi periodi di tempo.
Il rimanente 51% arriverebbe dalla partecipazione più o meno volontaria delle istituzioni finanziarie. Non potendo attingere più al capitale delle grosse banche, come spiega l'articolo sul Ft il problema nasce proprio dal fatto che Unicredit deve trovare un modo per piazzare l'aumento di capitale di Popolare Vicenza senza trovarsene azionista, si lavora allora al coinvolgimento degli operatori del risparmio gestito. Non è difficile pensare che se una piccola quota della raccolta del gestito dei principali operatori viene investita nel fondo si possa arrivare facilmente a reperire le risorse mancanti. Il secondo fondo, sembra, investirà in sofferenze bancarie e qui i numeri sono molto più grossi: è probabile quindi che nei portafogli dei clienti finiscano anche subordinate degli istituti più problematici.
I risparmiatori che si vedranno attribuita una quota degli aumenti di capitale in portafoglio non protesteranno tanto, perchè la propaganda attraverso  i media di settore in questi giorni è assordante http://www.milanofinanza.it/news/avete-fegato-comprate-una-banca-201604090006135562
Si aggiunge poi i supporto incondizionarto dei nuovi guru della finanza di matrice filo governativa, se Serra avesse davvero investito nei titoli delle banche di cui parla sui giornali il suo fondo sarebbe chiuso da tempo. Ma nessuno è in grado di saperlo perchè la struttura dei veicoli di investimento sfugge decisamente a qualsiasi ingerenza della Consob, che comunque osserva in silenzio.
Si parla tanto di mancanza di cultura Finanziaria in Italia ma è proprio la stampa specializzata a promuoverla; i bilanci delle principali testate del settore sono disastrosi e l'unico modo per rimanere in piedi è garantirisi l'appoggio degli istituti bancari, che qui finanziano inziative che in altri settori non guarderebbero neanche per un secondo.
Può darsi che su un annuncio del piano i titoli delle banche risalgano per qualche tempo, anche se iniziano ad esserci segni che sono sempre meno gli operatori che credono a questi teatri. Ma la vera messa in sicurezza di questi istituti, cioè la possibilità di tornare a fare attività di credito e vendere a valori di mercato il portafoglio in sofferenze, richiederebbe aumenti di capitale dell'ordine di 60 miliardi, a tanto ammonta la massa di subordinate che entro tre anni scadranno e dovranno essere rimpiazzate con strumenti di capitale più seri. Richiederebbe poi un completo rinnovo del management delle banche, perchè con questi banchieri, anche in una situazione patrimoniale risanata, nessuno è in grado di fare credito se non contro garanzie, ovvero di valutare un progetto imprenditoriale. E se si contnua a fare credito solo supportato da garanzie reali le banche non torneranno più profittevoli, perchè continueranno a cercare di imprestare soldi a chi non ne ha bosgno: a non assumersi quindi alcun Rischio imprenditoriale. Gli anni di vacche grasse sul risparmio gestito sono con ogni probabilità alle spalle, i profitti bisogna farli facendo la banca, cioè imprestando i soldi.
Prima o poi MPS, Carge, Veneto, Vicenza, il Popolare se il consiglio di sorveglianza di BPM avrà la saggezza di indirizzare l'assembea a bocciare la fusione, dovranno chiudere, prima succede meno i risparmiatori saranno impoveriti.
Peccato che un uomo preparato come Padoan avvalli simili manovre.

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