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31-03-2011

Il dibattito sul default degli USA: parte seconda

Abbiamo già portato all’attenzione dei nostri lettori (il 28 marzo) il crescente dibattito negli Stati Uniti sull’eventualità di un Default del Tesoro USA. In quell’articolo, abbiamo definto l’ipotesi di Default “accademica” per quello che riguarda gli Stati Uniti.

A distanza di pochi giorni, il nostro giudizio resta il medesimo (il Default non è una eventualità realistica), ma siamo costretti a registrare alcune novità importanti:

  1. il dibattito non è più soltanto accademico: sull’ipotesi di Default hanno commentato, negli ultimi giorni, il capo di PIMCO (il più grande gestore obbligazionario del pianeta) Bill Gross, il capo di JP Morgan (la più grande istituzione Finanziaria negli USA) Jamie Dimon, e lo stesso Ministro del Tesoro Geithner; il particolare, Dimon non si è tirato indietro ed ha dipinto uno scenario in cui "qualsiasi forma di finanziamento a breve termine scomparirebbe"
  2. il dibattito sale di tono e di importanza perché si avvicina la scadenza (metà maggio) in cui il Parlamento dovrà votare l’aumento del tesso fissato dalla legge per l’indebitamento del Tesoro
  3. allo stesso tempo, si avvicina la scadenza (tra due settimane) per il cosiddetto “government shutdown”, ovvero la temporanea chisura degli uffici federali per mancanza di denaro in cassa, per evitare la quale è necessario che il Parlamento approvi le leggi di spesa (va detto che si tratta di un episodio già accaduto, un paio di volte, negli ultimi 20 anni)

I Repubblicani, che hanno capito di potere negoziare da una posizione di vantaggio, vanno all’attacco l’Amministrazione Obanma per ottenere leggi di taglio alla spesa che assicurerebbero ai repubblicani la vittoria alle prossime Presidenziali.

Quali sono le implicazioni per la gestione del portafoglio obbligazionario?

Come detto, il Rischio di Default, in senso stretto, non esiste: e basterà osservare che il rendimento dei Treasuries in queste ultime settimane non si è mosso: anzi, direi che le oscillazioni sono state più contenute che nei mesi precedenti.

Tuttavia, il dibattito attuale non resterà senza conseguenze:

  1. se la parte Repubblicana otterrà i tagli alla spesa, il rendimento dei Treasuries, ed in particolare quelli a lungo termine, potrebbe scendere al di sotto del livello attuale (3,5% a 10 anni) che è lo stesso livello del 2008 (quindi, ante-Lehman)
  2. se invece Obama tornerà da Bernanke, e lo spingerà ad acquistare altri titoli di Stato (varando QE3), allora sembra inevitabile un peggiormento della parte lunga della curva, per un peggiormento delle aspettative sull’Inflazione.

E’ quindi necessario seguire da vicino gli sviluppi di questo dibattito, ed anche del dibattito all’interno del Direttivo della Federal Reserve, da dove negli ultimi 15 giorni sono arrivate decine di dichiarazioni, ed è stato detto tutto ed il contrario di tutto. In questo momento, la politica monetaria USA è senza direzione, e le prossime settimane saranno, necessariamente, il punto di svolta del 2011.


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