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13-01-2006

Il petrolio e la Russia

La settimana scorsa la Russia ha tagliato per due giorni la formitura di petrolio all'Ucraina lamentando che il prezzo applicato alla piccola repubblica fosse ancora il vecchio prezzo sussidiato pagato dai vecchi stati dell'Unione Sovietica. La fornitura è stata poi ripresa soprattutto a causa delle lamentele di alcune repubbliche occidentali, che essendo dall'altra parte del viadotto, rischiavano un'analoga interruzione. In realtà la decisione di Putin ha un sapore tristemente ricattatorio; l'Ucraina da tempo segue una politica filo occidentale che disturba la grande Russia, che non ha richiesto analoghi aumenti di prezzo alle repubbliche satelliti più fedeli. Questo uso politico delle risorse rischia di mantenere artificialmente alto il prezzo del petrolio, che dovrebbe invece essere regolato da leggi di mercato.
Le non brillanti decisioni degli Stati Uniti di bloccare l''estate scorsa l'offerta della cinese CNOOC per Unocal e di non introdurre la carbon tax (che avrebbe tassato gli americani sulla base dell'emissioni di polveri, accellerando quindi l'uso di energie alternative), contribuiscono a lasciare il prezzo del petrolio alla concertazione delle grandi potenze, piuttosto che a forze di mercato.

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