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23-05-2005

La Turchia meglio dell'Italia ?

Il premier turco Tayyip Erdogan ha aperto i lavori del 38esimo meeting annuale dell''''ADB - Asian Development Bank – che, nell''''arco di una settimana, ha registrato la partecipazione di 3mila delegati di 63 Paesi, europei, asiatici e dell''''area Pacifico.

La scelta di Istambul per questo incontro, anticipato dalla straordinaria notizia della riapertura del dialogo tra Taiwan e Cina, dopo un braccio di ferro durato oltre mezzo secolo, è particolarmente simbolica essendo la sola città al mondo che si estende tra due continenti. Infatti il cuore commerciale e finanziario della più importante città turca si trova nella zona europea mentre gran parte dell''''area residenziale è situata oltre i due ponti che permettono il collegamento tra le due sponde del Bosforo, quella europea e quella asiatica.

Dopo il toccante e doveroso ricordo per le vittime dello Tsunami dello scorso dicembre, il presidente dell''''ADB Haruhiko Kuroda ha sottolineato la necessità di ulteriori impegni per ridurre la soglia di povertà e la mortalità infantile, secondo le linee guida del progetto MDGs - Millenium Development Goals - che mira a dimezzare entro il 2015 la povertà di un''''area in cui oltre 700 milioni di persone vivono ancora con meno di un dollaro al giorno.
Una Nuova Era di sviluppo economico dell''''area asiatica e del Pacifico si basa sulla libertà di nuove risorse umane che contribuiscano attivamente allo sviluppo economico di un''''aerea che, con due terzi della popolazione mondiale, rappresenta solo il 30% del Pil globale.

Sureyya Serdengecti, governatore della Banca Centrale turca, ha sottolineato che l''''ADB rappresenta per la Turchia un''''opportunità per lo sviluppo di accordi commerciali e finanziari che potrebbero incidere significativamente sui Flussi di Investimento dall''''estero, una delle partite cruciali per il governo islamico moderato del premier Erdogan.
Sono infatti unanimemente apprezzati l''''elevata capacità imprenditoriale turca e l''''impegno nello sviluppo delle relazioni commerciali dimostrato dall'''' avvio di un confronto su aree di comune interesse quali i settori immobiliare, auto, tessile, trasporti (cargo via mare e via terra) e relativi progetti infrastrutturali ad essi collegati.
Il confronto si allarga anche a tematiche finanziare di comune rilevanza come la ristrutturazione del sistema bancario e la riduzione del livello dei debiti insoluti (NPL) a bilancio, condizioni per il raggiungimento degli standard occidentali di governance necessari per attrarre ulteriore interesse, anche di banche europee, per iniziative di joint venture o di M&A.

La politica conciliante ed opportunista di Erdogan, che gli ha consentito di consolidare l''''alleanza sia con gli americani sia con la Lega Araba, ha aperto le porte ad un inizio delle negoziazioni con l''''Unione Europea per il prossimo ottobre senza cedere in maniera definitiva e totale sui maggiori punti in discussione: la questione di Cipro Nord e i diritti umani verso le minoranze curda e armena.

Questo scenario favorevole per gli investimenti in Turchia è rafforzato dagli innegabili risultati raggiunti sul Consolidamento dei fondamentali economici.
Un Pil al 5% per quest''''anno, un netto e costante aumento della produttività e il rientro dell''''Inflazione al di sotto della doppia cifra (per quest''''anno è previsto l''''8%) offrono rendimenti reali elevati che hanno attratto flussi di portafoglio sul mercato obbligazionario domestico della nuova lira turca - che ha abbandonato i sei zeri all''''inizio dell''''anno - sia sulle aste domestiche sia supportando un boom del nuovo mercato eurobonds dei debitori investment grade in divisa locale, ottenendo un allungamento della scadenza media del debito domestico a 25 mesi dai 9 mesi di solo tre anni fa.

L''''ottimizzazione della struttura del debito turco - che ha visto ridursi nel medesimo arco di tempo la componente indicizzata al cambio dal 58 al 29% e lo stock di debito ridursi al 63,5% rispetto al 60% dettato dai criteri di Maastricht - è stata premiata da una costante attività di upgrading delle società di Rating, che vedono attualmente la Turchia mostrare una doppia B meno (BB-) di S&P sul debito esterno a lungo termine ed una doppia B (BB) sul lato domestico.

Con un surplus di primario costantemente al di sopra del 6% dal 2003, in linea con i dettami del Fmi, sono migliorate anche le riserve internazionali anche grazie agli FDI che, secondo i dati mostrati dal ministro dell''''Economia Alì Babacan, raddoppieranno entro il 2007 rispetto ai 2,5 miliardi di dollari del 2004. Non deve quindi stupire il drastico ridimensionamento mostrato dallo Spread della componente Turchia dell''''indice EMBI+ a ridosso attualmente dei 300 bp., a 319 bp, praticamente un terzo del livello di Spread mostrato nel 2003 ai tempi dello scoppio della seconda guerra irachena, che riflette un aumento della fiducia degli investitori internazionali ed uno strutturale cambiamento delle dinamiche economiche grazie anche al riconoscimento da parte degli operatori di mercato di uno status per la Turchia come un convergency play similarmente ai Paesi cosiddetti della seconda ondata, Bulgaria e Romania. Ora si guarda alla definizione di un accordo con il Fmi, dopo la lettera di intenti già approvata, che sarà firmato entro la metà di maggio e che sotto la forma di uno stand by program a tre anni per totali 10 miliardi di dollari e che sarà sottoposto a 10 revisioni cadenzate durante il periodo di pertinenza del prestito.

Lo scontento del Fmi è però palese e concentrato sul piano delle riforme strutturali, che presentano ancora ritardi preoccupanti per la riforma fiscale, vedi il dibattito sul veto del presidente turco Sezer di fine aprile per le tasse amministrative, mentre sembrano essenzialmente dovuti soprattutto all''''iter parlamentare, già in corso, per la riforma sulla sicurezza sociale e sul settore finanziario. Sul lato del servizio civile, responsabilità fiscale, corporate governance e privatizzazioni invece i progressi non si vedono ancora e sono fonte di preoccupazione con rilevanti ricadute anche sul lato socio economico.

In attesa di un ulteriore upgrading che confermi la Turchia tra i Paesi con doppia BB da parte di tutte le case di Rating, e che potrebbe avvenire dopo la firma dell''''accordo con il Fmi, il mercato si attende un mantenimento dello Spread di rendimento al di sotto della soglia dei 300 bp verso il fatidico appuntamento del summit europeo del 17 dicembre.
Con l''''accendersi dei toni del dibattito politico in seno all''''Europa sicuramente quella che crea un certo fastidio da parte del governo turco è senz''''altro quella del Vaticano che si rifà alle dichiarazioni rilasciate l''''anno scorso dal nuovo Papa Ratzinger al Figaro Magazine con le quali definiva l''''opportunità offerta dall''''UE sull''''apertura dei negoziati con la Turchia un "grave errore" ed "un passo antistorico".
Le scommesse sono aperte da parte dei bookmaker inglesi mentre la Turchia sembra aver già vinto la partita aperta con i Paesi asiatici con un clamoroso successo di critica e di pubblico.

cortesia http://uninews.unicredito.it/it/


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