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08-05-2006

Nuovi stili di approccio agli investimenti

In tempi sempre più complessi, la ricerca dei migliori investimenti per il risparmio sta diventando un processo sempre meno agevole. È opportuno a questo riguardo considerare come si sono evolute, a grandi linee, le teorie sull’impiego dei capitali.

Fino ad almeno la prima metà degli anni Ottanta, i gestori consigliavano i loro clienti ed agivano secondo un approccio geografico al portafoglio. Si individuavano, allo scopo, le aree territoriali (regioni, Paesi, continenti) che promettevano la maggiore crescita degli utili e verso di esse si indirizzava gran parte del portafoglio, sotto forma di azioni e/o obbligazioni. Alla fine degli anni Novanta, dall’approccio geografico si passò a quello settoriale. I gestori si convinsero, infatti, che le macroaree del mondo (Stati Uniti, Europa, Far East) erano diventate sempre più omogenee e che, perciò, al fine di cercare un sovrarendimento fosse necessario non più allocare il portafoglio in base a pure logiche geografiche, ma diventasse invece prioritario scoprire, possibilmente in anticipo rispetto ai concorrenti, quei settori industriali in grado di garantire ottime performance nel tempo. L’approccio settoriale al mondo degli investimenti fu accompagnato, per confrontare le performance secondo obiettività, dalla creazione di numerosi indici borsistici settoriali.

Dal geografico al settoriale il passo era stato breve, ma poi si verificò un evento che convinse i gestori più preparati a mutare rotta ancora una volta. Lo scoppio della bolla dei titoli tecnologici alla fine degli anni Novanta ha fatto tornare il pendolo degli investimenti verso le aree geografiche e molte soluzioni di portafoglio basate su mere logiche settoriali sono state abbandonate.

Dall’investimento settoriale si passò così a quello tematico, basato sul concetto di megatrend. Quest’ultimo implica una serie di cambiamenti e tendenze che influenzano la società e la vita quotidiana di ciascuno a livello sociale, politico, economico, in termini di stili di vita dei consumatori, spesso con implicazioni tecnologiche importanti.

Per sua natura questo fenomeno, mentre crea rischi, offre però anche opportunità per le aziende coinvolte da tali cambiamenti, ponendo spesso le premesse per una crescita dei profitti superiore rispetto a quella registrata dal resto del mercato. È per questo motivo che l’investimento tematico costituisce uno strumento molto utile ai gestori per identificare le società future
vincitrici sui mercati mondiali.

I megatrend sono oggetto d’interesse non soltanto agli occhi dei gestori e degli investitori ma pure per gli economisti, che analizzano processi di crescita e di sviluppo economico. I primi a perfezionare una teoria scientifica su tale fenomeno furono gli economisti Nikolai Kondratieff e Joseph Schumpeter all’inizio del secolo scorso.

Essi dimostrarono che certe innovazioni fondamentali erano in grado di trasformare completamente il contesto generale, innescando spinte di sviluppo destinate a durare per molti anni. Gli effetti di tali impulsi solitamente durano alcuni decenni e poi sono sostituiti da un nuovo trend. Queste onde di lungo periodo sono state chiamate dagli studiosi cicli di Kondratieff. Il primo megatrend della storia è stato quello legato all’evoluzione dell’energia idraulica e da allora è possibile individuarne circa altri quattro. Dal momento che i cicli si susseguono ad intervalli sempre più ravvicinati, è difficile riconoscere i megatrend attuali.

L’interrogativo per gli investitori dunque concerne l’individuazione delle innovazioni in grado di dar vita al sesto grande megatrend e le modalità d’investimento nelle medesime.

a cura di Cornèr Banca SA


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