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28-06-2012

Rischio, Alcune Regole Per Provare a Proteggere i Propri Risparmi

Con le dichiarazioni di Monti, che da "Supermario" e' diventato a suo dire ora il piu' filotedesco dei Presidenti del Consiglio, in base alle quali l'Europa sarebbe sull'orlo della tragedia, assistiamo ancora una volta a un tentativo, non solo italiano di addossare le responsabilita' a terzi. All'inizio questo governo vantava neanche troppo discretamente il merito di avere ridotto gli Spread, ora da la colpa all'Europa perche' gli Spread risalgono. Che il Parlamento bocci qualsiasi taglio serio alla spesa o ostacoli qualsiasi vero processo di dismissione e di liberalizzazione sembra invece che non sia una colpa.

La domanda piu' frequente che viene posta oggi da un risparmiatore e' "come faccio a non perdere" quello che ho, prima di "come posso provare a guadagnare qualcosa". Come sempre di risposte sicure non ve ne sono ma e' opportuno rappresentare correttamente i rischi delle scelte di investimento e non come in base a tutta la regolamentazione italiana, Banca d'Italia e Consob stabiliscono parametri per misurare la rischiosita' degli investimenti di banche e risparmiatori, spingere a far comprare titoli di stato.

Sara' capitato a piu' di un risparmiatore di compilare i questionari di adeguatezza che le banche devono sottoporre ai clienti per "misurare" la loro propensione al Rischio. Un cliente che dalle domande standard su eta', patrimonio a disposizione, conoscenza della materia venga profilato a bassa propensione a rischiare ricevera' invariabilmente dosi pesanti di titoli di stato e fondi obbligazionari investiti nei primi e in obbligazioni bancarie.

A nostro parere un titolo di stato canadese con scadenza un anno, Rating AAA e' molto meno rischioso di un BTP Italia,  si puo' dimostrare facilmente che e' cosi'  sulla base della misura statistica comunemente utilizzata per misurare il Rischio, ovvero la volatilita', Rischio di cambio incluso. Eppure nessun questionario di adeguatezza rendera' questa risposta.
Oggi a noi sembra che costruirsi un portafoglio obbligazionario di tre o quattro divise di emittenti di alta qualita' magari destinando solo una piccola parte ad investimenti in titoli di stato, indicizzati all'Euribor.html" class="glossary">Euribor, sia una delle cose che meglio protegge dal Rischio di fluttuazioni il proprio capitale.
  Una fantasia da sfatare e' quella del fondo di garanzia sui depositi bancari. La Banca d'Italia non puo' stampare moneta e i soldi non ci sono , quindi la garanzia varrebbe se fosse emessa dalla BCE, che il denaro potrebbe stamparlo. In caso di crisi sistemica, la garanzia sino ai circa cento mila euro e' davvero una fantasia. La seconda buona regola e' dunque di rimanere sempre investiti in titoli di alta qualita' perche' quelli sono intestati al cliente mentre la liquidita', o il vincolato, o il pronti termine, vanno a finire sui libri della banca. Se la banca fallisce i titoli sono dei clienti che magari li rivede dopo anni, ma rimangono suoi, la liquidita' no.
La terza possibile fonte di minaccia arriva da una patrimoniale. Molti chiedono se sia meglio portare ufficialmente  soldi all'estero. Questo governo ha imposto un costo aggiuntivo per detenere soldi all'estero che alcune banche offrono di pagare per il cliente. Il risultato di una gestione o di un deposito amministrato detenuto all'estero va pero' messo in dichiarazione, il che richiede che un commercialista si prenda la responsabilita' di dire che quel risultato e' vero di fronte ad una possibile contestazione del fisco. Molto difficile che questo accada. L'alternativa e' di canalizzare i flussi, come ha recentemente chiarito l'Agenzia delle Entrate attraverso una fiduciaria italiana, ma allora ad una patrimoniale non si sfugge. Portare fuori i soldi puo' lenire il Rischio sistemico, cioe' di vedere fallire la banca dove sono depositati (ammesso ad esempio che una grande banca svizzera sia oggi meno a Rischio di alcune realta' italiane), ma si corre un Rischio a nostro parere non molto maggiore rivolgendosi ad una banca di investimento italiana che non fa credito e che non puo' investire il proprio capitale in attivita' troppo rischiose, ce ne sono alcune.Per rischi analoghi, e' senz'altro piu' economico.

Esiste un quarto Rischio,  che e' quello delle aggressioni del fisco con metodi antidemocratici. Chiunque abbia ricevuto un avviso sulla base di criteri presuntivi, quali gli studi di settore, si sente parlare di "accertamento" prima che il fisco abbia "accertato" di trovarsi di fronte ad un evasore. Discutere e' quasi impossibile, l'ammontare dei ricorsi vinti in Commissione Tributaria dai cittadini, anche quando del tutto innocenti, e' irrisorio. Resta poi il fatto che se un cittadino prova a ricorrere in commissione, aumentano le potenziali multe. Poiche' comunque meta' del contestato, che raddoppia circa con le multe, viene prelevato forzosamente in anticipo, il fisco si assicura gia' in anticipo l'incasso desiderato (il procedimento è invertito, lo stato, come nel cartone animato di Robin Hood, decide prima quanto vuole incassare, non quanto gli è forse dovuto), che in caso di improbabile vittoria del cittadino sara' difficilmente rimborsato in tempi ragionevoli.  Il cittadino quindi di solito paga, accettando la bolla dell'evasore, per non ricorrere in torture peggiori. Poi vi sono schiere di piccoli esercenti, ristoratori che spesso "ospitano" funzionari della guardia di Finanza, che quelli evadono davvero, solo che nessuno sembra accorgersene. Questa e' la vera patrimoniale che molti contribuenti che non hanno redditi di lavoro dipendente stanno pagando. Si bolla come popolata di evasori una parte significativa dei contribuenti, si fomenta il confronto di classe e intanto si continuano a pagare le pensioni d'oro. Contro questo Rischio l'unica protezione e' andarsene dall'Italia, se si hanno professioni che si possono trasferire. Pur con tutte le difficolta' che questo comporta, con le regole del gioco attuale l'Italia tornera' un paese di emigranti, solo che ad andarsene saranno soprattutto quelli che hanno spirito di iniziativa e che potrebbero dare un contributo alla crescita, se vivessero in democrazia.

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