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04-09-2008

Risparmio, quando il fai da te sostituisce il gestito

Diversi utenti di questo sito ci scrivono scoraggiati lamentando l'elevato costo di transazione che gli intermediari impongono sulle compra-vendite di azioni, in particolare sui mercati esteri. Da qui la richiesta frequente di limitare le nostre selezioni ai soli titoli italiani. Non si tratterebbe di una buona idea perché la qualità delle selezioni scenderebbe di molto. Selezionare i primi 100 titoli su poco più di 200 gruppi industriali appartenenti al listino non è un gran servizio.
E' invece il rapporto con gli intermediari che si deve trasformare. Non vi è niente di sbagliato nell'affidarsi ad un gestore professionista, ma, come senza successo la Banca d'Italia ha cercato di suggerire, solo se il gestore è indipendente. Sin tanto che l'industria del risparmio gestito fa capo in modo prevalente agli intermediari creditizi, la qualità media del servizio non può che essere mediocre.
Le banche, che non sono certo pronte a sostenere una separazione tra attività di investimento e gestione del credito, dovrebbero invece guardare con maggiore lungimiranza all'industria del fai date. I dati di redditività sull'attività degli intermediari on-line indicano che con il supporto di un buon servizio di consulenza e costi ragionevoli la redditività sul fai da te può essere almeno pari a quella del gestito. Con questi costi medi di transazione invece, gli intermediari si perdono una nicchia di mercato interessante ed in crescita senza per questo riuscire a mantenere i clienti nel gestito.
Da parte nostra cercheremo di farci portatori di una proposta nei confronti di un intermediario non appena il volume di nostri abbonati ci conferisca una sufficiente forza contrattuale.

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