Cerca:
File Icon Versione per stampa
Segnala un amico




Lavoro nel mondo
Lavoro in Italia
13-12-2017

Tassi, Tasse e Tasselli

Il sempre bravo McBride prevede  che i tassi stasera verranno aumentati negli Stati Uniti ma che la banca centrale non modfichi il proprio scenario (ovvero non preveda maggior crescita) in funzione della prevista riforma fiscale http://www.calculatedriskblog.com/2017/12/duy-expect-fed-to-stand-by-its-2018.html: la stessa Fed non ha idea se la riforma passi o meno, nella sua forma edulcorata (alcuni grandi potentati hanno avuto il coraggio di sostenere che se l'imposizione fiscale andasse al 22% per le fascie ricche molti investitori lascerebbero New York), in quella originaria o su pressione degli Europei che nei giorni scorsi hanno protestato vivamente, per niente.
Si inseriscono ieri due importanti novità: la prima Facebook riconosce il principio d territorialità per l'erogazione della prestazione: questo risulterà in molte più tasse (giuste) per il social network ma mette l'azienda al riparo da ulteriori critiche sull'ingerenza nelle elezioni amricane: ma Fecebook non aveva alternative, la mossa è intelligente e nell'interesse dell'azienda.

Sul piano fiscale, significa che prima o poi anche Google, Amazon, Apple dovranno adottare analoghe misure (dunque continuiamo a vendere i loro titoli allo Scoperto), ma anche che non reimpatrieranno la loro liquidità in America perché non hanno più alcun interesse a spostare la loro sede ad esempio dall'Irlanda agli Stati Uniti.
Diminuisce allora molto l'incentivo che la riforma fiscale di Trump avrebbe fornito ai grandi gruppi: in una fiscalità corretta le tasse si pagano dove viene erogata la prestazione quindi poco importa di riportare la propria sede negli Stati Uniti, come sta facendo Broadcom nonostante la fallita acquisizione di Qualcomm.

Un secondo motivo per cui ora è meno probabile che passi, almeno nella forma originaria, la riforma fiscale e  entro la fine dell'anno viene dal risultato delle elezioni di ieri sera in Alabama. I Democratici stanno riguadagnando terreno, più per demerito di Trump che per merito loro, che a idee sono a zero come la controparte.
Ma l'ultima cosa che vorranno in preparazione delle elezioni di metà mandato il prossimo autunno è di ereditare una riforma fiscale che non potranno ribaltare e che condanna le classi medie a un ulteriore perdita di ricchezza e su cui poco potrebbero, anche ammettendo una visione illuminata.

Difficile sempre immaginare i movimenti valutari ma diremmo che il tutto risulta in buoni motivi per un nuovo forte indebolimento del dollaro, almeno sintanto che saranno chiare le debolezze del prossimo governo tedesco, su cui tra europeismi ipocriti di Schultz e pressioni sulla Merkel per una sistemazione della questione bancaria europea l'anno venturo assisteremo ad un'area euro ancora più divisa. 

Segnala un amico

Your email address *
Inserisci l'indirizzo email a cui vuoi segnalare *
 


Commenta (0 commenti)

Devi effettuare l'accesso per vedere i commenti

Altri articoli da questa sezione

16-01-2023
Il rischio vero non è l'inflazione ma la enorme mole del debito pubblico complessivo
11-11-2022
Vestas a più trenta per cento in qualche giorno, obbligazionario a più cinque per cento in una settimana
26-10-2022
Chiudiamo con un giorno di ritardo oggi la nostra promozione per i tre portafogli Italia, Europa e Stati Uniti
26-09-2022
Gli effetti della vittoria delle destre non sono stati traumatici, l'Italia ha bisogno dei miliardi del Pnrr
28-07-2022
Esagerato l'aumento dei tassi ma oramai è nei prezzi