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20-08-2010

General Motors, cosa vuol dire la maxi offerta in borsa per il settore automobilistico

Di tutte le storture di questo mercato guidato da un'informazione non indipendente (l'altra è il continuo attacco al gruppo Finmeccanica, a nostro parere un'operazione politica per eliminare Guarguaglini, il suo abile mentore), quella più paradossale ci è sembrata la risalita di Fiat all'annuncio dell'IPO di General Motors.
L'operazione su GM è un chiaro tentativo del Tesoro americano di liberarsi della sua quota (43 Miliardi di dollari), cio' che richiederebbe una valutazione del titolo vicina ai suoi massimi storici, una chimera.
Dopo avere intascato qualche milione di dollari, il numero uno del gruppo è stato licenziato dall'amministrazione americana: nonostante il ritorno all'utile, evidentemente temporaneo e guidato dagli incentivi. Non sembra avere senso.
La controllata Opel brucia poi in Europa poco meno di un miliardo di dollari all'anno, segno che il mercato delle utilitarie tradizionali non ha grandi prospettive: la domanda europea di veicoli è circa la metà dell'attuale capcaità produttiva.
Pensare che con il suo livello di indebitamento Fiat possa rilevare la quota in Chrysler attualmente detenuta dal Tesoro americano è fantasia.
Nelle aree di crescita del mercato automobilistico, i cinesi la fanno da padroni a casa loro, anche sul segmento delle auto elettriche. L'unica azienda italiana che a nostro parere ha qualche possibilità di affermarsi da quelle parti nel trasporto su ruota è Piaggio. In India poi, Tata costruisce un' utilitaria, Nano che costa intorno ai due mila euro. Difficile che un indiano le preferisca una Cinquecento.
Con lo scorporo del settore auto, Fiat andrà valutata senza tenere conto della attività nel settore dei mezzi pesanti, dove forse le collaborazioni asiatiche hanno qualche futuro.

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