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04-02-2008

Il libro di Greenblatt nei commenti de Il Sole 24 ORE

Sabato 2 Febbraio a pagina 20 dell'inserto PLUS 24 de Il Sole 24 Ore sono apparse la lettera di una lettrice e la risposta di Marco Liera che parlano del libro cui si ispira questa nostra iniziativa.

Il giornalista sostiene che l'investimento azionario non sia alla portata di tutti. Non è questa la posizione di Greenblatt, che ha scritto il libro per suo figlio di undici anni; il suo sito mette inoltre a disposizione dei lettori liste di titoli, all'interno delle quali viene proposto di effettuare scelte (su un gruppo di venti/trenta), anche senza conoscere le aziende che rappresentano. L’analisi fondamentale sui bilanci delle società è già effettuata a monte della compilazione di queste lista (vale anche per il nostro sito), per cui la scelta può essere effettuata in modo addirittura casuale. Nel rispetto dei principi enunciati nel libro, tra cui quello di poter valutare l'investimento su periodi di tre/cinque anni (ma forse è a questo che il giornalista si riferisce), il metodo è quindi adatto a qualsiasi tipo di investitore. Non si capisce perché , altrimenti, un investimento immobiliare venga valutato su un arco di tempo analogo senza essere considerato ad alto Rischio .


La risposta sottolinea poi come la strategia sia stata verificata solo su 17 anni e che se invece l'orizzonte fosse più lungo non vi sarebbe certezza di arrivare alle medesime conclusioni. Dal 1986, subito dopo l'inizio dell'industria dei fondi di investimento, al 2003 (17 anni) Il Sole 24 Ore ha fornito molte valutazioni sull'andamento dei prodotti di risparmio gestito italiani: apparente segno che l'autorevole testata ritiene invece tale periodo significativo per trarre delle conclusioni.

Il giornalista parla poi di "backtesting", una tecnica che cerca di verificare come una strategia di investimento si sarebbe comportata in passato. Non è quello che fa Greenblatt nel libro: proprio perché il metodo non fa previsioni, il test sulla formula è effettuato con dati che sarebbero stati disponibili al momento dell'investimento, non con il senno di poi, come invece avviene nel "backtesting".

Liera etichetta infine il metodo come "quantitativo". La formula che usa Greenblatt è esattamente l'opposto dei metodi quantitativi; guarda infatti ai fondamentali dell'azienda, invece che a parametri statistici (tra i più usati il Beta, il value at risk, la deviazione standard), tipici dell'analisi quantitativa, intesi a stabilire la relazione tra andamento di un titolo e quello del mercato, senza preoccuparsi del suo valore fondamentale. Il libro di Taleb, citato in chiusura, un buon libro, anche se tinto di forte pessimismo, si occupa di smontare in modo intelligente i metodi quantitativi non quelli fondamentali.

Pur comprendendo le ragioni di prudenza del giornalista e la percezione di molti risparmiatori che il mercato azionario sia una specie di roulette russa, il metodo è, oltre che molto attento alla qualità delle aziende che seleziona, a basso Rischio.


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