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Lavoro nel mondo
Lavoro in Italia
03-01-2007

Parte la riforma del t.f.r.

Partirà a giugno la riforma relativa alla destinazione del trattamento di fine rapporto su cui il dibattito tra le parti sociali si dilunga oramai da tempo.
La quota di t.f.r. accumulata da quella data in poi potrà avere tre destinazioni diverse:
a) rimanere come ora in azienda, per essere convogliata in un fondo speciale dell'INPS su esplicita richiesta del lavoratore
b) essere destinato ai fondi d categoria (quelli regolati da una contrattazione collettiva, con la presenza dei sindacati nei loro organi decisionali) a Capitalizzazione, come il fondo dei chimici, della Confcommercio e così via. A tali fondi verrà contribuito l'accantonamento al t.f.r. per silenzio assenso, ovvero in assenza di indicazioni diverse da parte del lavoratore
c) essere destinato a forme di previdenza complementare individuali gestite da banche e assicurazioni.
La liquidazione di queste forme potrà essere richiesta dal lavoratore a scadenza in conto capitale sino al 50% del totale dovuto, la rimanente parte venendo invece corrisposta in forma di rendita, fatto salvo il diritto di chiedere anticipi durante la vita lavorativa sino al 75% contro varie forme di indebitamento.
Il passaggio di quanto accumulato in un fondo di categoria potrà essere trasferito ad altro fondo, qualora il lavoratore cambi settore, dopo un periodo minimo di due anni.
Si tratta di una riforma che accontenta un po' tutti, sostanzialmente sana nella sostanza, che è il frutto più degli sforzi della gestione Maroni che dell'attuale governo.
Ci sembra un passo importantissimo verso un risanamento tendenziale del debito pubblico, che dovrebbbe portare ad un abbassamento delle aliquote Irpef già a partire dal 2008.
Naturalmente, poichè il sistema pubblico garantisce un rendimento minimo, che dipende invece dalla qualità della gestione nelle forme sotto b) e c), se i lavoratori decidessero in massa di continuare a lasciare il prorpio t.f.r. in azienda per destinarlo all'Inps (le aziende hanno interesse a mantenere questa forma di finanziamento nelle proprie casse), la riforma avrà effetti limitati, ma lo sforzo di contrattazione tra le varie parti è effettivamente il massimo che si poteva chiedere alle forze politiche.

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